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La scelta tra RGB e CMYK è uno di quei dettagli tecnici che fa davvero la differenza nel lavoro di un designer. Ma che differenza c’è veramente tra RGB o CMYK?
Se ti stai mettendo al lavoro su un nuovo progetto grafico, probabilmente ti sei già trovato davanti a una delle domande più comuni: devo usare RGB o CMYK?
Sembra un dettaglio tecnico, ma in realtà è una scelta che può cambiare radicalmente il risultato finale. Un colore che sullo schermo sembra acceso e brillante, una volta stampato, rischia di diventare spento o diverso da quello che si era immaginato.
- RGB: è nato per il digitale e usa Rosso, Verde e Blu per generare una quantità enorme di tonalità brillanti e luminose, perfette per schermi, siti web e contenuti social.
- CMYK: è il linguaggio della stampa e usa Ciano, Magenta, Giallo e Nero, i quali si combinano tra loro per restituire su carta i colori in modo fedele.
Questa differenza, che a prima vista può sembrare banale, nella pratica ha un impatto continuo sul lavoro di chiunque faccia grafica.
Basta pensare a tutte le volte che una stampa non è uscita come ce la si aspettava, o a quei progetti da sistemare all’ultimo minuto perché impostati con la gamma sbagliata.

In questo articolo
Partiamo dalle basi
Quando si parla di RGB o di CMYK si utilizzano degli acronimi che stanno a indicare una serie di colori:
- RGB (Red, Green, Blue) sfrutta fasci di luce colorata, come quelli degli schermi di computer, smartphone o TV.
- CMYK (Cyan, Magenta, Yellow, Key Black) si basa invece sugli inchiostri tipografici, quindi sul colore inteso come materia.
In tutti e due i casi si tratta dei colori base che mescolati permettono di ottenere, in ciascuno dei due metodi colore, la tinta desiderata. Quindi sia RGB che CMYK sono metodi colore: sistemi attraverso i quali i diversi colori vengono classificati e possono essere replicati con esattezza.
I due metodi si basano su due differenti modalità di ottenere il colore. RGB, infatti, fa riferimento ai colori che si creano attraverso fasci di luce colorata, come succede negli schermi.
Il metodo CMYK, al contrario, fa riferimento al colore inteso proprio come materia; in particolare, per quanto riguarda l’ambito del graphic design, di solito è il colore che si ottiene attraverso gli inchiostri nella stampa tipografica.
Questo comporta una differenza che non è solo concettuale, ma influenza la resa cromatica e si riversa nell’ampiezza del gamut. L’RGB ha una gamma più ampia, cioè può mostrare più sfumature rispetto al CMYK. Questo è il motivo per cui un passaggio da RGB a CMYK rende i colori meno vividi: è come se su tutto il progetto scendesse un leggero velo grigio.
Proprio per questo motivo è molto importante impostare fin da subito il progetto con il metodo di colore più adatto.

Come sapere con quale metodo colore si sta lavorando e impostare quello che si ha scelto?
Quando si apre un nuovo file in Illustrator, Photoshop o InDesign, una delle prime cose da fare è controllare con quale metodo colore si sta lavorando.
Ecco come verificarlo in pratica:
- Illustrator: File > Metodo colore documento
- Photoshop: Immagine > Metodo
- InDesign: Modifica > Converti in profilo
Può sembrare un passaggio noioso, ma è quello che evita problemi dopo. Impostare il metodo giusto significa non dover correggere i colori all’ultimo momento.
Come anticipato, la differenza sostanziale tra i due metodi colore sta proprio nei mezzi con cui il colore viene creato: fasci di luce nel caso dell’RGB, pigmenti nel caso del CMYK.
Di conseguenza quando si inizia un progetto la cosa giusta da fare è scegliere il metodo colore in base a quale sarà il mezzo attraverso cui il progetto verrà diffuso e fruito.
Quando usare RGB
Il metodo RGB è da preferire tutte le volte in cui il progetto verrà fruito attraverso degli schermi.
Si ha una varietà di utilizzi:
- app e interfacce digitali
- grafiche per i social (post, stories, cover, foto profilo)
- immagini o banner per siti web
- advertising online
- contenuti per la TV o il cinema
Per tutti questi scopi ci sono formati di esportazione che costituiscono in genere uno standard per le diverse piattaforme di pubblicazione e che sono anche quelli più indicati per l’applicazione del metodo colore RGB.
In particolare:
- jpg
- png
- gif
- psd
Quando usare CMYK
Il metodo colore CMYK, o quadricromia, simula in ambito digitale quello che accade realmente in fase di stampa, quando punti più o meno piccoli di inchiostro in quattro colori base vengono accostati a formare il colore desiderato.
Di conseguenza non c’è ragione di lavorare a un progetto impostando il metodo CMYK se quel progetto non sarà poi stampato.
Al contrario, per tutte quelle grafiche che verranno poi riprodotte su carta, o su tessuto e altre superfici, è molto importante applicare la quadricromia al progetto prima che vada in stampa. In particolare è consigliato per:
- brand image per biglietti da visita, brochure, adesivi
- poster, cartelloni, insegne
- merchandising
- packaging
- menu
Se invece sin dall’inizio si lavora in quadricromia è possibile aggirare questo problema. Da un lato infatti una calibrazione attenta di ogni singolo colore in CMYK permette di sfruttare al meglio tutte le possibilità di questa gamma. Dall’altro si può ricorrere ad espedienti tipici della composizione per ottenere l’effetto desiderato, come ad esempio accostare un complementare al colore che si vuol far apparire più vivido.
Per quanto riguarda i formati, quelli maggiormente indicati per l’esportazione dei progetti realizzati con metodo colore CMYK sono:
- AIEPS
La scelta del corretto metodo colore è importante perché non esiste una perfetta corrispondenza tra RGB e CMYK.

Quando utilizzare tutti e due?
Capita spesso che un progetto debba funzionare sia online che offline.
Un logo, ad esempio, verrà usato sul sito web, sui social, ma anche su biglietti da visita e cataloghi; una grafica per un evento, dovrà essere stampata sui poster, ma condivisa anche in digitale.
Il consiglio, in questi casi, è quello di lavorare con entrambi i metodi colore, utilizzando le funzioni di conversione dall’uno all’altro che si possono trovare nei software più comuni, come quelli dell’Adobe Creative Cloud, e apportare le dovute correzioni prima dell’esportazione.
In alcune situazioni potrebbe anche essere necessario associare ad RGB e CMYK un terzo metodo colore, le cosiddette le tinte piatte (Pantone), che aiutano a superare i limiti della quadricromia.
Conclusioni
La scelta tra RGB e CMYK è uno di quei dettagli tecnici che fa davvero la differenza nel lavoro di un designer. Non è solo una questione di “sapere la teoria”, ma serve abituarsi a ragionare fin dall’inizio su come e dove sarà usato un progetto, per impostarlo correttamente ed evitare problemi dopo.
Imparare a gestire bene i metodi colore significa avere più controllo, più professionalità e meno brutte sorprese.
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